“Hanno trasformato le nostre proprietà personali in mezzi per spiare le nostre attività online “ questa è l’accusa di due gruppi di cittadini americani unitisi per denunciare sviluppatori che, tramite apps, inviano dati sensibili ad aziende pubblicitarie e di ricerca.
È stato Jonathan Lalo, cittadino di Los Angeles, il primo a firmare questa denuncia collettiva che coinvolge Apple, ma anche società come Pandora, The Weather Channel, Dictionary.com e Backflip, tutte accusate di violazione della privacy degli utenti attraverso le più famose app.
Il primo campanello d’allarme era suonato il 17 dicembre, quando sul Wall street journal comparve un articolo intitolato “ Your apps are watching you”
Secondo l’indagine condotta dal famoso giornale, delle 101 applicazioni più popolari di iPhone e Android, ben 56 trasmettono l’ID unico (unique device identification number) a terzi, 47 inoltrano la localizzazione del telefono e 5 diffondono dati personali sul possessore dell’oggetto.
Apple e Google hanno sminuito l’intera faccenda, ma è curioso che ben 45 delle 101 applicazioni non abbiano una policy né sul sito ne all’interno dell’app. Dietro a questa storia c’è ancora una volta la rincorsa alla profilazione dell’utente, anche se Apple continua a sostenere l’anonimato dei dati.
Jonathan Lalo e gli altri ora chiedono il risarcimento dei danni e la cancellazione di tutti i dati prelevati fino ad ora e la fine del recupero di dati personali.